Storia

Anno Domini 1258: dopo quattordici mesi di guerra, la Repubblica di Pisa conquistò il giudicato di Cagliari, avendone la capitale Santa Igìa.

Il giudicato, che comprendeva tutta la Sardegna meridionale, venne diviso in quattro parti: il Comune di Pisa mantenne il dominio diretto su Castel di Castro (l'attuale Cagliari), mentre il resto del territorio fu frazionato in tre feudi, assegnati alle famiglie Visconti, di Capraia e della Gherardesca, che si erano distinte nella guerra di conquista.

Il feudo spettante alla famiglia della Gherardesca, il Sulcis-Iglesiente, fu ulteriormente ripartito in due, fra i cugini Gherardo ed Ugolino: quest'ultimo ottenne la curatoria del Sigerro (Cixerri), ricca di miniere d'argento, e conseguì pertanto il titolo di "Magnifico e Potente Viro, Domino dell'Argentaria, di Villa di Chiesa, di Domusnovas e della sesta parte del Regno di Cagliari".

Fu infatti Ugolino della Gherardesca, Conte di Donoratico - immortalato anche da Dante nel canto XXXIII dell'Inferno - a fondare, nel distretto argentifero, una vera e propria città, che ebbe il nome Villa di Chiesa.

Villa di Chiesa assunse le sembianze di uno dei tanti Comuni dell'Italia medievale. Il suo spazio urbano, fortificato da una cinta di mura turrite, si mostrava diviso in quartieri (Santa Chiara, Castello, di Mezzo e Fontana), ed era dominato da due edifici, simboli del potere politico e religioso: il Palazzo dei Donoratico (poi del Comune o dell'Università) e la Cattedrale di S. Chiara.

Villa di Chiesa vantava anche un acquedotto (collegato ad alcune fontane pubbliche), un ospedale, le carceri e persino una Zecca, che utilizzava (per il conio) l'argento delle miniere locali.

Sull'intero abitato, inoltre, che all'inizio del Trecento contava tra gli 8.000 e i 12.000 abitanti, vigilava un poderoso castello, chiamato di San Guantino.

La "città dell'argento", infine, possedeva uno Statuto di leggi, il cosiddetto Breve di Villa di Chiesa, che ne disciplinava la vita pubblica: dei quattro libri in cui è diviso, risulta di particolare interesse l'ultimo, dedicato esclusivamente al settore minerario. Scritto in volgare pisano, il Breve rimase in vigore, con le dovute modifiche, anche in età spagnola.

Ben presto, tuttavia, l'intesa politica tra Pisa e il Conte Ugolino si incrinò: la repubblica marinara inviò dunque in Sardegna Messer Simone de' Sassi, affinché ne riprendesse ufficialmente possesso in suo nome.

Ma Guelfo della Gherardesca, già delegato dal padre per governare nell'isola, si rifugiò a Villa di Chiesa, dove fu raggiunto dal fratello Lotto: assieme inaugurarono un periodo di breve dominio sulla città.

Perciò, nel 1295, Pisa mandò un contingente militare, capeggiato da Lupo Villani, e riportò l'intero possedimento sotto il suo diretto controllo.

Da quel momento, Villa di Chiesa divenne a tutti gli effetti un'enclave di Pisa, da cui, addirittura, giungevano i cittadini destinati a ricoprire le principali cariche del Comune sardo.

L'occupazione pisana di Villa di Chiesa durò in tutto meno di settant'anni; nel 1324, infatti, furono gli Aragonesi di Re Giacomo II, capitanati dall'Infante Alfonso ed alleati con Ugone II, giudice d'Arbrea, ad impadronirsi della città, dopo averla stremata con oltre sette mesi di assedio.

Catturato l'avamposto di Villa di Chiesa, per i Catalano-Aragonesi conquistare Castel di Castro fu facile: iniziò così la lunga dominazione spagnola nell'isola, che durò poco meno di quattrocento anni.

 

Si ringrazia la Dott.ssa Grazia Villani per la ricerca storica